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Per Dio, oggi sono corso all’ospedale ed ho visto un padre anziano sul punto di morire,
e poi ho visto suo figlio uomo maturo, anch’egli più volte padre a sua volta, uscire dall’ascensore
e soffrire così tanto da piangere sulla mia spalla, come un bambino..
Lo chiamava papà, mi diceva papà sta per morire, non c’è più niente da fare!
Io l’ho abbracciato e dentro di me ho vibrato, ripercorrendo tutta la vita con mio padre fino alla sua morte, riascoltando mia madre che perfino a 80 anni nel dolore della sua malattia, nel cercare conforto per il suo lamento chiama ancora e solo sua madre.
Perdere un genitore non conosce condivisione, perché perdere un padre o una madre non è sentimento conosciuto al banco del mercato delle emozioni, lo cerchi, puoi girare per giorni o una vita, ma non lo trovi e non lo chiami.
Anche il mercante del Soffrire, la Pietà, quando provi a descriverlo scuote la testa mortificato, abbassa gli occhi e fa spalluccia perché non ce l’ha e non lo può spiegare, gioia, soffrire o tormento, no, è un sentimento a sè: “E’ perdere mamma e papà” e non ha eguali, non ha sapori.
Vuol dire perdere molto di quello che hanno significato, detto, mostrato, sorriso e sbagliato, sempre e comunque a fin di bene, a fin del nostro bene.
Poi col tempo tutto sembra cambiare e noi ci occupiamo di loro come loro hanno fatto con noi, e da invincibili super eroi come ci sembravano, diventano deboli e sembrano indifesi come eravamo noi, e sprofondiamo, capendo di essere cresciuti.
Capiamo che la vita scorre e la nostra altezza che crescendo nel tempo misuriamo, ha dimenticato di contare le rughe che per loro intanto erano anni che passavano.
Improvvisamente sei lì e te li trovi tutti in mano mentre li accarezzi ad un passo dalla loro morte e ti sembra irreale, e dici ma quello è mio padre, e ne cerchi ogni odore cenno o espressione, affannandoti inutilmente nell’inciderti la sua voce addosso come fosse un tatuaggio sulla pelle.
Dio sei impazzito! Lascialo stare è mio PAAAadreee!
E ti senti piccolo di fronte ad un padre più grande del tuo, ti sembra irreale, un incubo, e dove va adesso, non può lasciarmi, non puoiii! non può essere che non ti rivedrò mai più, ci sei da sempre, la mia vita non si è svegliata una sola mattina senza di te, dove vai.. Ditemi che non è vero vi prego!
Ebbene questo uomo maturo scolpendomi addosso il suo soffrire, mi ripuliva da tutte le cose inutili e materiali, e ricordava alle mie lacrime di divorziare dal dolore, fare valigie e traslocare perché ora mi serviva coraggio e avevo altro da fare. In questi momenti, c’è da dare tutta l’energia del mondo, tutta, tutta, tutta! Quella che si ha e quella che non si ha, c’è da mostrare cosa abbiamo imparato proprio da loro.
C’è da essere figli ancora un’ultima volta, ma la migliore di tutte stavolta, donandogli tutta la tranquillità del mondo ed invece di parlare avremmo potuto imbrogliare più spesso il nostro pudore con un semplice: Non sai quanto ti voglio bene papà!
Il tempo nostro per piangere tanto verrà e sarà eterno una volta che li avremo perduti, proprio fino a quando i nostri figli non contraccambieranno e faranno lo stesso con noi.
Onorate il padre e la madre, sempre e comunque anche con i loro errori, ma non solo come uomini ma come figli perché questo è ciò che saremo anche da vecchi.
È ora di contraccambiare proprio adesso nel tormento e di ridare indietro tutto ciò che abbiamo ricevuto, c’è da illuminare e riscaldare, perché c’è qualcuno ad aspettarci alla fine della vita dei nostri genitori.
C’è la luna che ci accompagna, c’è il sole che ci aspetta, la vita che scorre via, e la nostra anima che in questi momenti ci osserva ed attende impaziente, figlia ancora per un’ultima volta, di essere presa e a loro come hanno fatto con noi, totalmente donata.
Foto in evidenza di Tiziana Russo
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