La riflessione di questa settimana vuole puntare l’attenzione su due termini, Riconoscenza e Riconoscimento, che per via del suono vengono usati dalla maggioranza delle persone come se fossero sinonimi quando invece esprimono mondi ben differenti.
Mentre infatti aspettarsi Riconoscenza, potrebbe nascondere forse e dico forse, anche un po’ di egoismo, richiedendo a chi ha beneficiato del nostro impegno, amore, dedizione o aiuto in qualche forma un ritorno per noi stessi, invece il riconoscimento no, il riconoscimento è un po’ come il cielo, è per tutti, è su tutti, è di tutti ma non appartiene a nessuno.
Il perché io voglia marcare questa differenza non è banale, e risiede piuttosto nel differente punto di arrivo o quantomeno cammino a cui portano entrambi i significati.
Troppo spesso, in verità più di molte volte al giorno mi capita di notare come la gente in base ai propri stati, umori, contingenze, o forse dovremmo dire convenienze, abbia la pessima abitudine di dimenticare e trattare le persone come fossero file, prendendone o cancellandone parti, pezzi, contenuti e azioni senza considerarne non solo il valore umano intrinseco, ma soprattutto tutto ciò che hanno fatto di buono per noi.
“Oggi mi hai aiutato, sei stato vicino sei un valore, domani se non lo farai tutto verrà cancellato, oscurato o deludendomi non lo sarai più come prima”.
Ma questo è sconsiderato, e anche “sconsiderevole”, perché danneggia tutto e tutti rendendo tutto opinabile, relativo, o “Dipende”, mentre non dovrebbe essere così, soprattutto quando si parla di persone, ed è per questo che è utile fare chiarezza tra i due termini o meglio mondi di Riconoscenza e Riconoscimento.
Riconoscimento vuol dire saper riconoscere ciò che è stato, mentre Riconoscenza vuol dire provare un sentimento di gratitudine verso qualcuno che ci ha fatto del bene. Vi è un’ enorme differenza no!
Ora se è vero che nel mondo della filosofia Puentes il cuore è principio di partenza e dono illuminato, è anche vero però che questo è governato dai sentimenti che proprio a causa delle nostre mutevoli percezioni anche se non per cattiveria o malevolenza possono ingannare.
Nel mondo della Chiave Puentes infatti oltre al cuore vi è qualcosa di più, vi è l’anima intellettiva usata come faro, ed è per questo che nel dare, nel donare, nel condividere, non si punta e vuole mai Riconoscenza, perché sarebbe un più finto, d’altronde come potremmo mia pretendere un sentimento? Sarebbe come chiedere a qualcuno:” Devi sentire gratitudine o dell’amore per me!”.
Piuttosto io chiedo e invito tutti a richiedere Riconoscimento di ciò che abbiamo fatto, perché mentre la riconoscenza serve alle persone, al loro sentire, bramare, timidezza, forza, amore o stima, invece il Riconoscimento serve a tutti, perché a prescindere dai meridiani, racconta non i nomi delle persone belli o brutti, ma i loro gesti, le loro azioni, i loro comportamenti e ciò è e sarà sempre misura di giustezza per i nostri giudizi, per le nostre condanne per le nostre sentenze quando decidiamo come e se far proseguire il cammino di qualcuno nella nostra vita.
Il Riconoscimento è energia pulita, pura, ossigena tutti i protagonisti e le comparse della nostra storia, chi ha donato e chi ha beneficiato e lo fa in egual misura, è principio di Democrazia.
Voglio dire che mentre si può fare fatica a mostrare gratitudine, a valorizzare e dunque avere Riconoscenza per qualunque motivo, intimo o caratteriale, per ciò che di buono gli altri ci hanno fatto e che non potrà mai essere niente di dovuto, per la filosofia della Chiave Puentes il Riconoscimento invece sì è dovuto, perché non ha fazioni, mio o tuo, prima ancora è ciò che è. Funge da testimone, da cronista dei fatti e di ciò che è avvenuto, e nel non riconoscerlo o tenerlo in grande considerazione si farebbe un errore madornale, si perderebbero pezzi del Puzzle che ha composto la nostra vita.
Sarebbe come voler migliorare dimenticando gli altri, dunque non apprezzandone percorsi, evoluzioni, epoche o istanti, che anche se belli e brutti sono sempre e comunque ricchi di qualcosa, ossia il nostro vissuto, nudo e crudo.
Un intriso di noi stessi sì con i nostri peccati, grazia e perdono, ma che prima ancora è la verità dolce o amara che sia raccontata per ciò che è stata, come specchio utile non solo a rimproverare chi abbiamo davanti ma a ricordarcene il valore, così come chi è, chi siamo e dove forse ancora insieme andremo.
E con questa riflessione vi saluto.
4 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza da me intitolata ” Riconoscenza non è Riconoscimento” è opera di Tiziana Russo
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