In Banksy abbiamo la tensione, una calma tensione. Con Lui l’aria diventa densa, vibrante, in un equilibrio precario o meglio in una stabilità che si fonda sulla mancanza di equilibrio o forse un qualcosa di troppo.
Banksy usa i Paradossi e scuote gli intelletti, smuove percezioni scomode attraverso lo sconvolgimento dei simboli, dove per esempio l’amore usa l’eco della guerra per poter trasmettere la sua forza.
Con Banksy sembra sempre che qualcosa stia per esplodere da un momento all’altro e dunque deve essere maneggiato con cura. E’ come Aria dentro inesplosa, un po’ come le bombe.. e molto altro.
Lui sente questo ed esplode nell’assurdità nel paradosso, nell’apparente ironia che di ironico però ha poco, anzi nulla. Piuttosto Banksy crea un iconico sostare dei sensi, lui manda in corto circuito le nostre comuni associazioni semplici rendendole complesse a causa del significato, che ne muta le forme la semplicità regalando nuove valenze, oltre l’utilizzo che noi ne facciamo quotidianamente.
Con lui è come se dopo aver sistemato la nostra stanza più intima da letto e il nostro armadio alla fine troviamo sempre qualcosa che rimane fuori, che non ha un posto, che non sappiamo realmente dove mettere. Banksy usa i paradossi per rendere vicini i nostri sentimenti più completi ma conflittuali, per esempio il più grande gesto d’amore lo si apprezza ancor di più dopo la guerra, lui usa la guerra per sprigionare l’amore più grande..
Banksy non appare perché non deve apparire, il velo di mistero viene dopo il messaggio che parla per lui.
Banksy ci mostra una cosa quello che noi tutti vediamo e lo raffigura con una nuova figura, ed è spesso simbolicamente che lo sprigiona in figure quasi allegoriche in un certo senso. Per esempio con una bambina con un palloncino che vola via o la bimba stessa che vola via, lui descrive la realtà spesso con la mancanza, una mancanza o una presenza di troppo.
Usa spesso molto i bambini simbolo di ingenuità e innocenza associandoli alla guerra, alle armi, alle bombe, ed è un po’ la bivalenza dei mondi che con Banksy può avere luogo, l’innocente che maneggia la bomba come fosse un fiore, che è ciò che dovrebbe rappresenta un po’ l’uomo che non sa ciò che fa.
Nell’opera di una bimba che tiene un missile invece che una bambola, vediamo che vengono a scambiarsi più elementi in sé che diventano espressione dell’uno, è la bambina che tiene il missile o il missile che è tenuto dalla bambina?
Vediamo che nel suo mondo regna l’ambivalenza che diventa l’uno, il bene il male, l’odio e l’amore, guerra e pace o con lui la mancanza di pace o la guerra che può esplodere, sono anche la guerra inesplosa che regge la pace?!
Personalmente non amo molto la street art ma poco importa, questa è bellezza, e a noi interessa perché lui invia messaggi, non conta più ciò che abbiamo ricevuto o possiamo ricevere, lui diventa per me una riflessione, lui ti sta fermando ti ferma e ti strattona dicendoti guarda anzi pensa anzi senti anzi cambia.
Lui usa la contingenza e gli attori del mondo e li fa azione, da atto ne fa potenza. Non è più la realtà o almeno solo quella, per esempio nelle sue opere Palestina e Israele non diventano più solo la loro questione, ma diventano la rappresentazione dell’incomprensione. Un muro infatti descrive con forza la mancanza di unione a causa di un muro, ma Banksy dice come può un muro realmente separare due culture, è stupido. Tutto con lui diventa un insieme diventa un tutt’uno.
Bansky ti dice sempre non solo cosa è ma cosa potrebbe essere, cosa non è, il perché lo è o no lo è..
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