L’articolo di questa settimana è rivolto a chi, credendo di poterlo realmente fare, cerca di fuggire da se stesso rifugiandosi nell’odio o nelle emozioni considerate erroneamente forti, come rabbia, vendetta, rancore o un’azione violenta, perché credo che sia sicuramente più facile non dare qualcosa piuttosto che dare tutto quello che si può, e magari facendolo offrendo se stessi.
E’ vero anche che spesso sia difficile da sopportare la via del bene, soprattutto quando non siamo capiti dalla società o veniamo delusi dagli altri e si pensi: “ma a me chi me lo fa fare?!”
Ma io credo e sono fermamente convinto che ogni forma di illuminazione abbia un lato oscuro da illuminare, e penso dunque che venga da sé, che è il fare proprio tutto ciò che non ci conviene, percorrere la via più difficile, che ci può portare verso il bene, o verso la migliore proiezione di noi stessi.
Credo che a volte una fotografia o semplice racconto possano dire e soprattutto accompagnarci nei momenti difficili e duri, meglio di quanto facciano molte parole, dunque eccovi un racconto da me intitolato “I vestiti dell’odio” che ho sognato e adesso condivido con voi, e fa così:
E l’odio si alzò male quella mattina, ma come sempre si vestì lo stesso e pensò di uscire per tornare nelle profondità, perché non ne poteva più, non ne poteva più di contenere ancora se stesso che veniva continuamente fuori, dai vestiti che aveva indossato per anni, insoddisfazione, rancore, tormento, e che ora gli stavano veramente troppo stretti.
Così sorpreso da questa nuova emozione, chiamò un taxi per farsi portare via da quella sensazione orribile, ma il taxista una volta arrivato, gli intimò che per salire ed essere salvato da se stesso, doveva prima tornare ciò che era stato ancora prima dei vestiti che aveva portato per anni, e che infondo non erano mai stati della sua misura, dunque avrebbe dovuto spogliarsi e tornare nudo.
L’odio era così stanco di se stesso e disperato che lo fece, così nudo salì sul taxi e chiudendo lo sportello pregò il taxista di portarlo via da tutta quella oscurità.
Ma il taxista vedendolo entrare, lo guardò un attimo differentemente e sorridendo gli disse che invece poteva scendere e che non sarebbe andato da nessuna parte perché era già arrivato, e aggiunse:
“Forse indossando le credenze e le nostre convinzioni, possiamo cercare di fuggire da ciò che amiamo o odiamo, ma per quanto ci si possiamo sforzare, la realtà prima o poi ci ricorderà che non potremo mai, ma proprio mai sfuggire da tutto il bene che siamo.”
2 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza da me intitolata ” i vestiti dell’odio” è opera di stefania boemi.
Leave A Reply