Pur lavorando da oltre vent’anni come manager e Start-up specialist nel mondo dell’Hospitality, ogni giorno non posso fare a meno di pensare a quando iniziai la mia avventura da ragazzo 26 anni fa in giro per il mondo.
Senza dubbio la gavetta mi è servita tantissimo, perché gli studi che ho intrapreso e che proseguo fino ad oggi, da soli non mi avrebbero potuto mai mostrare le cose che ho appreso in tanti anni sul campo lavorando in team da operatore.
Ciò che senza dubbio mi ha arricchito maggiormente durante la mia gavetta, è la reale comprensione di cosa significhi davvero essere un manager, quanto lavori, cosa dovrebbe evitare e cosa dovrebbe fare per essere ascoltato, rispettato e seguito dal proprio staff e dalla clientela.
Passare dal mondo dello studio a quello del lavoro, quello vero in trincea come la chiamo io, può risultare infatti un vero e proprio shock.
Spesso infatti si ha la sensazione di aver perso solo tempo a studiare, in quanto il mondo reale del lavoro sembra seguire altre regole, è duro, non fa sconti, e non vi è più davanti a noi una figura come un professore o un manuale che ci possa guidare, che funga da riparo e riferimento, o che si esponga per noi prendendosi le responsabilità. Lavorando come manager siamo noi a dover comandare, dirigere e ad avere gli occhi di tutti addosso quando prendiamo decisioni. Gli esami da passare sono continui, e spesso non permettono nessuna chance d’errore. Chi sbaglia nel management prende le botte dritte sul muso, paga e il più delle volte va a casa.
Se dunque avete dubbi nell’intraprendere o meno questa carriera, se faccia per voi o meno, è giusto che prendiate coscienza che un manager lavora tantissimo, molto più di qualunque operatore, e certe volte arriva ad essere così stanco da pensare: “Ma chi me lo ha fatto fare, forse era meglio essere un operatore, finire il turno, ed andare a casa a dormire senza avere pensieri”.
Allo stesso tempo però, posso dire che la soddisfazione e l’amore nel creare una struttura o un sistema organizzato è impagabile, forse paragonabile solo a dare alla luce un figlio, vederlo crescere bene e poi vederlo andare via da solo per la sua strada.
I momenti duri sono dati dal fatto che il manager è sì parte del team, ma molto spesso vive momenti di solitudine, perché deve pensare e rispondere a tutti, e non solo in quantità, ma soprattutto in qualità.
Il manager a volte non riposa, non ha pause, non finisce il lavoro con la chiusura del ristorante, non ha orari di servizio. Il tempo per lui non si quantifica in ore ma in responsabilità e doveri da compiere o su cui vigilare perché vengano compiuti al meglio.
Regola fondamentale del management: “Nella vita di un manager non c’è correlazione tra il numero di ore lavorate e la qualità del lavoro svolto “.
Dopo questa presentazione indicheremo le colonne portanti, il Vademecum dei principi fondamentali su cui un manager dovrebbe costruire la propria carriera, per poter compiere il proprio ruolo al meglio.
1) Deve recidere il cordone ombelicale con il passato da operatore.
Non intendo dire di dimenticare il bagaglio di esperienze e memoria dell’umile lavoro svolto in precedenza, che anzi lo aiuterà ad affrontare le situazioni più difficili, bensì assolutamente staccare con quell’operatore che era e che non c’è più adesso.
Adesso è un manager.
So quanto sia difficile passare da essere un operatore al pari degli altri del team, a colui che invece deve dirigere gli altri.
I colleghi spesso, soprattutto quando si fa carriera nella stessa struttura, sono i primi che rendono pesante questo passaggio. Ma chi diventa manager deve comunque compiere un’operazione di astrazione dura e molto profonda, per lasciare i sentimenti a casa ed entrare nel nuovo ruolo che riveste.
2) Un manager è conscio che due comandamenti sono alla base del management “la procedura ed il controllo”, e non importa chi si abbia davanti questi vengono prima e a prescindere dalla fiducia.
3) Un manager deve essere conscio che non vi possono essere sensi di colpa quando si segue una procedura, o si richiami qualcuno, perché se lo si fa è per un motivo valido, per seguire una linea guida professionale e mai per ragioni personali.
4) Deve imparare a mantenersi freddo proprio nei momenti difficili, o quando gli altri sono in preda al panico. Deve gestire lo stress, trasmettere calma anche nelle situazioni in cui sembra impossibile farlo, e anche in queste condizioni avverse non è chiamato solo a capire i problemi ma a studiare soluzioni efficaci.[mepr-active membership=”694,707,708″ ifallowed=”hide” ]
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5) Deve sempre lasciare la propria vita privata a casa, non deve mischiare il lavoro con le sue emozioni o vicende personali.
6) Il manager è un esempio, un capitano, un motivatore, un trascinatore.
Essere manager non vuol dire avere un potere ed esercitarlo, vuol dire rappresentarlo al meglio. Si ha un potere perché si è i migliori nell’esercitarlo per il bene dell’azienda.
7) Deve sempre essere pronto ad ascoltare il proprio staff, e percepire il clima lavorativo del team e che si respira nella propria azienda. Non è mai a parte, irraggiungibile e privilegiato o peggio chiuso in un ufficio.
8) Deve essere preparato ed avere talento nel costruire una squadra, un gruppo che basi ogni suo movimento su schemi e un sistema organizzato. Deve studiare strategicamente ogni situazione, deve dirigere il proprio staff ruolo per ruolo, operatore per operatore, e deve disporre la squadra migliore in campo per ogni servizio.
9) Deve essere sempre presente, vicino all’azione, seguire i servizi, verificare, monitorare ciò che i suoi operatori fanno e soprattutto il come lo fanno.
10) Deve imparare ad usare l’arte della delega. Un bravo manager sa che non può fare tutto da solo, ma che deve programmare e studiare cosa e come delegare, e chi sia il più adatto a ricevere una delega. Quest’ultima infatti non sarà altro che un riflesso delle sue responsabilità, della sua capacità di organizzazione.
11) Evitare “gossip”. Un manager non deve mai far sì che la sua vita privata, le sue abitudini e vita amorosa diventino di pubblico dominio nell’azienda in cui opera.
12) Nè tantomeno deve mai avere relazioni sentimentali all’interno del ristorante, flirtare o intrattenersi con i membri dello staff o con clienti in atteggiamenti intimi, poco chiari o privati.
13) Non fa favoritismi ai suoi amici o familiari e non usa il locale per i propri interessi personali.
14) Deve essere d’esempio per i suoi operatori. Se pone una regola deve essere il primo a rispettarla. Mancare questo passaggio potrebbe distruggere la stima nei suoi confronti da parte del proprio staff.
(Se dunque non si può fumare durante tutto il servizio, lui sarà il primo a non fumare).
15) Un manager deve creare una ramificazione di responsabilità, con dipartimenti e sub manager che comunichino con lui continuamente. Deve creare un network comunicativo fondato sull’organizzazione del business che dirige.
16) Non deve mai richiamare un operatore pubblicamente dinanzi i clienti o colleghi dello staff, deve farlo in separata sede e nelle modalità opportune.
17) Nel dirigere deve mantenersi leggero come una piuma ma allo stesso tempo saldo come una roccia nell’applicazione dei suoi principi.
18) Ha come primo obiettivo la creazione di un meccanismo che diventi così efficiente ed organizzato, che possa fare a meno proprio di lui.
Un’organizzazione è efficiente ed organizzata a prescindere dai nomi o dai soggetti che la portano avanti.
19) Un manager deve essere efficiente come una macchina con cuore e cervello.
20) Deve capire i propri limiti, evitando di esagerare o strafare. Questo è uno dei più diffusi errori tra i manager.
Ricordate la regola fondamentale del manager: “Non c’è correlazione tra il numero di ore lavorate ed un buon risultato”.
21) Deve studiare continuamente, deve migliorarsi senza fine o termine. Questo è un punto di partenza nella carriera di un manager per diventare realmente un Top nel suo settore.
22) Non deve mai abbandonare il campo ed il suo equipaggio, qualunque cosa succeda lui è il primo ad affrontare i problemi e l’ultimo ad abbandonare la nave. Rotta e timone dipendono da lui perché è lui il capitano.
23) Il valore morale, la parola data, il sacrificio per il proprio team ed il rispetto della propria filosofia manageriale vengono prima di tutto, perfino dei suoi interessi economici e personali.
Mancare anche uno solo di questi punti, significherebbe perdere il suo valore di uomo capace nell’essere il General manager.
Questi sono i punti cardini, è il Vademecum su cui si deve formare e concentrare l’opera di un manager.
Noi di Managersandrestaurateurs.com che seguiamo il management della scuola epica, la Chiave Puentes, abbiamo appreso che tutti questi principi sono molto più che concetti accademici o parte del lavoro, sono vera fonte di ispirazione e formazione per qualunque individuo, che se vissuti realmente possono condurlo a compiere qualunque impresa.
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