(Prima Parte)
Versace ha venduto il proprio Brand, e il giornalista di turno diceva che molti vedono questa cosa come una possibilità di sviluppo. Ora mi chiedo intanto quale sia la reale necessità di vendere, dopo almeno 30 anni, se non quella di essere incapaci nel continuare a sviluppare il proprio marchio.
Diciamo le cose come stanno: ” Siamo falliti!”, ma per molti è meglio non dirlo, perché l’Italia è un bel paese.
Invece l’Italia è sì un bel paese, solo che è distrutto. Il sistema paese Italia è fallito, prendiamo come esempio Alitalia, e guardiamoci allo specchio.
Un paese come il nostro ricco come pochi di patrimonio d’arte, cultura, con bellezze paesaggistiche infinite e un clima favorevole è riuscito a fare fallire la sua compagnia di bandiera. Capite?! Neanche a farlo apposta ci si poteva riuscire.
Questa è un’ immagine, un nostro autoritratto.
Sarebbe come dire che il miglior pasticciere al mondo è morto per carenza di zuccheri o perché non sa fare il Tiramisù.
Ma non è purtroppo solo Alitalia ma tutte le maison o grandi aziende italiane che sono state vendute o svendute, Cirio, Olivetti, Parmalat, Lamborghini, Pirelli, Italcementi, Merloni, Gucci, Valentino Safilo, Pininfarina, Poltrona Frau, la prossime saranno Melegatti e Magneti Marelli, e Telecom è già diventata praticamente francese.
Il solito disfattista? No, vorrei che fosse così ma non lo è. Vi darò invece una giusta traduzione: scelte strategiche scellerate con cui abbiamo perso sovranità di moneta, di mobilità, potere di comunicazione, manifattura, abbiamo praticamente svenduto tutto.
E la verità è che non produciamo più, se non fuori dai nostri confini, il problema è del sistema paese. In Italia non devi essere per forza bravo nel tuo lavoro basta essere scaltro, o abile a seguire la corrente del fiume, a correre, o a dare la caccia a un Mammut, ..siamo tornati alla preistoria.
Siamo Isolati. Il sentirci sempre e comunque migliori senza voler guardare oltre, e capire che siamo rimasti indietro, che siamo da tempo in svendita è una febbre, una peste che ci sta uccidendo uno dopo l’altro.
Non abbiamo voglia di imparare, di metterci in discussione, un grande bagaglio culturale è una strada illuminante ma non può diventare un fardello o un peso che ci rallenta.
L’umiltà, abbiamo bisogno di guardare avanti con ambiziosa umiltà.
(Seconda parte)
Il popolo italiano si è venduto l’anima
Il paese sistema Italia è fallito, il problema però non è solo la classe dirigente, il problema è più profondo è il popolo italiano che manca all’appello con i suoi valori e principi. Mi ricorda un po’ le foto di quei “Desaperecido” nelle metropolitane di Città del Messico, dove tu vedi la faccia, leggi come si chiama ma che nessuno sa che fine abbiano fatto.
Vi darò una giusta traduzione: Abbiamo avuto e abbiamo in corso una guerra silente però, che non distrugge solo palazzi, ma la nostra anima, usando bombe che a tappeto stanno distruggendo e annichilendo, in ogni sostrato sociale la nostra cultura, tutto quello che avevamo e abbiamo imparato e costruito nel tempo, ossia la civiltà.
Siamo ormai apparenza senza valore perché sudditi dell’ipocrisia senza coscienza.
Abbiamo creato l’architettura, ma oggi siamo “architetti della distruzione” a causa della non curanza, e infatti in Italia sabotiamo i ponti che crollano su se stessi.
La verità è che non è crollato solo il ponte di Genova, in Italia è crollato il ponte della coscienza.
Abbiamo un’implosione verso sistemi primitivi, siamo a ridosso del paradosso, abbiamo fatto della tangente e la mazzetta “la nuova tecnologia italiana” per progredire e andare avanti, ma senza sforzo.
O se volete farla facile ” In questo paese devi conoscere qualcuno, per essere a tua volta qualcuno da conoscere”. Persino i direttori della cultura, i professori universitari, spacciano e scambiano corpi con esami,.. siamo tornati al baratto!
La cultura intellettuale italiana è diventata un pezzo introvabile come le opere di Leonardo, le trovi solo nei musei. Mentre il popolo continua a barattare beni spazzatura distratto da calcio e veline.
Una volta qualcuno diceva: ” Campioni, campioni, campioni”,
sì eravamo geniali, inventori, e lo siamo ancora ma solo all’estero dove continuano a capire il valore del cervello e il gusto dell’anima artistica. Ma in Italia invece cosa siamo adesso?!
Siamo isolati, da tempo in svendita, siamo rimasti indietro, siamo sempre “Inetti al comando ma abili a comandare” solo questo e basta.
Avere risultati migliori e quindi “fare la differenza” non vuol dire “creare differenze”.
Smettere di comprendere che le differenze servono a migliorare, fanno di un bel paese libero nel passato di meravigliare, un vanto utile come uno specchio in una prigione, serve ad ammirarci, a parlare di noi, ma per qualcosa che non siamo più, perché per quanto belli e vestiti bene una volta imprigionati nel nostro passato,
non abbiamo più dove andare.
E con questa riflessione vi saluto
I Minuti d’audio Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
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