L’articolo di questa settimana parlerà della costruzione dei “ponti comunicativi”, che poi è uno dei principi fondamentali della Chiave Puentes, ossia la traduzione di cose che sembrano un qualcosa ed invece sono altro, o nascondono altro. E’ il continuo cercare di chiamare le cose per quello che sono proprio per gustarne la vera essenza, anche se a volte quando l’essenza è negativa questa può sembrare amara.
Perché farlo? Perché scoprire cose negative se poi ci faranno male? Non sapendo non soffriremo, occhio che non vede cuore che non duole, no?!
Non credo sia così, in quanto tutto ciò che è rivelato significa prendere coscienza, e prendere coscienza significa comunque illuminare colui il quale gode di questo riflesso o lo subisce a volte, in quanto ha la possibilità di capire cosa veramente succeda, sia successo evitandolo o ponendovi rimedio domani.
Una persona che ho incontrato questa settimana mi diceva di aver letto il libro della Chiave Puentes e di come fosse stato bello riconoscersi nel genere umano attraverso gli scritti di un altro, come anche in strada nelle scritte dei muri, nei pensieri della gente che ci mostrano come, per quanto noi uomini siamo tutti diversi comunque risultiamo tutti uguali, nel senso di essere fatti delle stesse cose, della stessa tavola di emozioni e sensazioni.
Questa persona mi diceva come avesse capito un po’ tardivamente all’età dei 44 anni, quale fosse l’essenza che aveva scoperto di voler seguire nella sua vita, ossia quella del perseverare nella “Costruzione di Ponti”, ponti comunicativi.
E quando le ho chiesto cosa avesse scatenato nei miei libri tanto entusiasmo in lei, la persona rispose evidenziandomi come in tutto quello che aveva letto nei miei libri o nel suo recente quotidiano, non ravvisava mai distruzione, mi disse:
” In ciò che scrivi non si distrugge mai nulla o nessuno, piuttosto si punta a salvare e mantenere in vita, che attenzione ho capito bene che non voglia dire giustificare all’infinito o non giudicare, o tentare di addolcire un pazzo furioso, piuttosto quando succede qualcosa di brutto o ci confrontiamo con qualcuno negativo o che vorremmo allontanare o peggio cancellare, anche se con vie dure dovremmo pensare a salvarne comunque una scia, un ponte, considerandola una via d’accesso per il miglioramento. Questa via o modo di intendere infatti, prima di essere fondamento della filosofia della Chiave Puentes è la testimonianza e la speranza nel mantenere la fiducia in noi stessi e nel patrimonio comune a ognuno di noi, il più importante, ossia la persona con i suoi errori ma anche i suoi valori e non solo i suoi comportamenti sbagliati. D’altronde solo noi siamo buoni amici?! Solo noi siamo giusti?! O quanti di noi non hanno errato, risbagliato o non sono stati come avrebbero voluto in certe situazioni?
Ecco questo è l’invito Amici e Nemici miei, cercare di comunicare sempre, sempre e comunque, anche quando siamo toccati o offesi, o feriti, che non vorrà dire attenzione formale o vacua educazione, ma curare la comunicazione nel senso di prendersene cura, spiegando o capendo che ciò faremo persino l’allontanamento a volte, se vuole essere progresso non deve mai puntare a cancellare la persona, o limitarla o limitarsi nell’ odiarla. Ciò infatti rappresenterebbe putrida emozione stagnante, energie e scorie negative anche per noi, una palude è una palude e serve a se stessa e non certo a coltivare.
Prenderci cura invece, significa curare noi stessi nel cercare di far capire cosa si è sbagliato o su cosa non siamo d’accordo, o perché vorremmo andare via, senza dover nascondere o ingannare però, e tutto questo sarà illuminazione, che poi tradotto sarà rispetto prima di tutto del rispettare, dunque rispettare noi stessi, e conseguentemente come parte del genere umano, rispettare quella parte di noi negli errori degli altri.
Così potremmo far sì che una situazione si trasformi, evolva, e nel tempo si mantenga in vita attraverso il ponte comunicativo che anche se momentaneamente bloccato o difficile da attraversare, sarà comunque sempre una via d’accesso.
I ponti come la comunicazione stessa servono a unire e anche quando si attraversano per allontanarsi o scappare via che sia per rabbia, ribrezzo o dolore, comunque costituiscono sempre una possibilità di poterli attraversare una volta ancora, magari tornati indietro sui nostri errori o sui nostri passi.
E con questa riflessione vi saluto.
4 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
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