Le apparenze sono la più potente Maison di moda del mondo umanico, e sono diventate ancor più di sempre la panacea di tutti i mali, così appaganti, e poco importa che siano anestetici o anabolizzanti.
Per carità sono anche utili nonché ammirevoli formidabili truccatrici, queste apparenze, impegnate costantemente a minimizzare, o peggio a nascondere certe ferite profonde come canyon, o tremendi nostri soffrire che bruciano in silenzio coperti dal trucco, invisibili a tutti essendo a bordo cuore e sottopelle..
Come stai? bene grazie!
Ma questo apparente “bene grazie” che usiamo come fosse il quieto vivere di un bellissimo acquario, spesso invece nasconde una tempesta, dunque pensate realmente che possa bastare un acquario per arginare le esigenze di un’anima, dell’anima di ognuno di noi?!
Le apparenze oggi sono indossate con disinvoltura come fossero luminosi abiti puri e pudici, per apparire come vorremmo, come dovremmo, come spererebbero gli altri ma come invece non siamo.
Ce le cuciamo addosso su misura per curare tutti “Quei certi fatti nostri”, come per esempio le incomprensioni con gli altri o quelle mai irrisolte proprio con una parte di noi, e ci servono spesso solo per evitare il confronto con noi stessi, dunque una soluzione a ciò che non ci piace, o ci reprime deprimendoci.
Amici e Nemici miei le apparenze è anche vero che sono un utile rifugio in un dato momento, ma è folle pensare di viverci o arredarle come fossero casa, si vive liberi all’aria aperta.
Torniamo piuttosto a sembrare matti sbattendo porte, gridando quando occorre e anche quando non occorre, piangendo come fossimo dighe rotte. D’altronde l’ambita perfezione di alcuni è nutrita ed educata proprio dalle imperfezioni dei tanti, e raggiunta non ha più scopo e diventa triste, non lasciando spazio a ciò che siamo, giusto o sbagliato che sia, facendo delle vibrazioni quotidiane delle nozioni noiose, spartito retorico che non concede variazioni.
Le apparenze sono diventate da tempo la più tecnologica delle antiche armature, presto le venderanno nelle farmacie o armerie dell’odio al posto dei giubbotti antiproiettile e delle pistole.
Servono ogni mattina alla nostra versione sociale che deve stare lì a proteggerci, dice, perché gli altri non capirebbero, gli altri si aspettano sempre qualcosa in più, o che gli importa agli altri.
Sono il nuovo Botox ma delle nostre anime, irrigidendole a tal punto da renderle maschere senza espressione, tutte uguali. Sono la farmacia dove correre sempre per ritoccare la nostra vita.
Ma noi invece con quella reale dove siamo? Quando tocca a noi? Quando?
Beh! finché il trucco sta su e funziona, direte. Ma chi è che va ogni sera a dormire col trucco?
Torniamo dunque a respirare, a essere brutti ma veri se occorre, e perfino anche apparentemente ingiusti, meglio liberi in una prigione, che schiavi in libertà. Nutriamo il nostro egoismo per poter essere ancora più altruisti. Risorgiamo! A qualunque costo.
Il saggio detto ci dice:” A volte le apparenze ingannano”, invece io direi “noi inganniamo quotidianamente la verità”. Ne facciamo il disimpegno di ogni disagio, un assurdo sottile separé dove mettere giù la testa tutte le volte per quell’attimo in cui rifiatare, per poi riemergere quando dobbiamo creare ad arte un sorriso proprio da un tormento, una volta per i figli, un’altra per i genitori, poi colleghi, amici e così via, ma possiamo fare su e giù con la testa per tutta una vita. No! Infatti ci stanchiamo e non torniamo più su e preferiamo andare perennemente in giro con questo separè.
Amici e Nemici miei il mio è un invito gentile al risveglio e al guardarci attorno, e qualche volta a rischiare la felicità affrontando la realtà, dura, piuttosto che schivarla con futili artifici e poi finirci schiantati all’improvviso.
Infatti guardandomi in giro vi confesso che non mi preoccupa quasi mai e tanto chi spesso sbotti, mostri insofferenza, e per ciò non si presenti magari a lavoro, quello no, perché in qualche modo mi sta avvertendo esplicitamente che qualcosa in lui si muove, non sono dunque le assenze a preoccuparmi, ciò che davvero mi preoccupa in quanto nascondono voragini interiori, sono proprio le costanti compassate sofferte “Presenze”.
E con questa riflessione vi saluto.
I Minuti d’audio Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perchè abbiano accesso all’ascolto i ciechi, a chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti.
Buon ascolto o buona lettura come preferite.
La foto in evidenza è opera di Valentin Serov, Ida Rubinštein, olio e carboncino su tela, 1910
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