Stasera parliamo dei social, o meglio dell’utilizzo assurdo che se ne fa che riflette un po’ il nostro stile di vita.
Per chi se lo fosse dimenticato e lavora tutto il giorno credendo di non avere tempo per se stesso, affannandosi, sacrificandosi, dico che il lavoro ha di certo la sua importanza, come la nostra parvenza sociale ha una sua rilevanza.
Ma in verità noi non siamo il lavoro che facciamo. Saremmo una copia lobotomizzata e sbiadita di noi stessi se pensassimo di essere il lavoro che facciamo.
Il pianeta, i nostri figli, le piramidi ? E le onde oceaniche, le giungle e le cascate, o partire per un viaggio su una piroga o su un cammello.. mangiare del pesce appena pescato o erbe coltivate e raccolte da noi questa è una vita reale.. e l’arte e la musica dove sono finiti?
Li abbiamo dimenticati, perché ormai viviamo come nei social. Ormai respiriamo meccanicamente, e non siamo presenti neanche più lì nel respiro! Tiriamo avanti, ne abbiamo perso coscienza e importanza proprio come abbiamo perso conoscenza di noi stessi delle nostre possibilità. Non è retorica o l’ennesimo discorso contro la vita moderna, o da guru o profeta, è la verità, è ciò che è evidente.
Svegliamoci! Ciò che vediamo in Tv è la Tv, non è ciò che vedremmo andando e vivendo le cose.. e quando crediamo di scrivere su WhatsUp a un amico invece di chiamarlo e sentirlo, in realtà non stiamo scrivendo a lui, ma stiamo parlando con noi stessi e scrivendo a WhatsUp, stiamo parlando a un oggetto di noi stessi e con noi stessi, parliamo a un telefono.
Siamo noi i veri autistici e come loro non lo sappiamo, ma mentre il loro mondo però è vero, è reale, è vivo e spesso è molto felice, il nostro quello dei social è tristemente fatto solo di cose, è di plastica, è fatto di tecnologica strumentazione che non serve però a migliorare, o a condividere come ci dicono, ma a chiuderci dentro il nostro piccolo mondo liofilizzato, il nostro castello.
Il social è diventato il nostro appartamento, facciamo tutto lì è il nostro mostrare ciò che facciamo durante il giorno, ciò che ci piace, ciò che vorremmo, i posti che desideriamo, perfino i nostri pensieri e i nostri sogni sono appoggiati con le mani sulla vetrina della vita reale e la vedono scorrere, e ne sono separati, impoveriti ridotti in pillole capaci di sedarci con un “Sì, l’ho visto in un video”, in pc, in un tablet, in un social, ma in verità non ci andiamo noi in quei posti pensiamo di sì vedendo gli altri andare, viviamo come nostra la realtà vissuta da altri, a casa e ce ne nutriamo, siamo dei voyeur patentati.
Siamo mangime per argonauti spersi nella moltitudine di una troppo finta generalizzazione che ci ha scomposti e disintegrati. Siamo dopati da sistemi perversi che chiamati ad arte “Social” dai poteri oscuri servono a non farci sentire soli, spersi, isolati o meglio a non dire ciò che non stiamo facendo, o ciò che siamo ossia fan cazzisti che stanno sprecando la loro vita per dondolarsi coccolati da quella finta dei social.
Nei social siamo i re dei re, mettiamo leggi, noi decidiamo tutto stabilendo chi può entrare e no, chi può vederci o no, e pur pretendendo privacy andiamo in diretta come fossimo dei Divi, ma dei Divi del nulla, anzi invece siamo diretti verso il nulla, abbiamo perso il contatto con la realtà, siamo sovrani nel dire ciò che gli altri possono fare con noi nei social, ma non cosa noi potremmo fare realmente invece con gli altri nella vita reale.
Ma in verità il re è nudo. Il Re è nudo! Il social non è social se non usato al meglio.
Noi non ci siamo più, abbiamo una pagina social a rappresentarci, e sarebbe ed è anche un mezzo utile se usata non come fosse la nostra vita reale o come il nostro racconto quotidiano su cosa vorremmo fare, ma come scambio di cultura e informazione. Ho visto video stupendi, io stesso uso i social.
Siamo noi i veri autistici, siamo noi i veri liberi prigionieri di cose che non esistono, che ci hanno pian piano sostituito. Oggi non si discute più, neanche si può litigare con gli amici, e spesso a furia di scrivere invece che di parlarsi guardandosi, neanche ce ne accorgiamo che stiamo litigando, perché freddi messaggi confondono tutto, mischiano i significati, gli accenti gli umori, e ci inviamo l’un l’altro malintesi senza saperlo..e se c’è un malinteso senza neanche aver litigato si viene giustiziati in contumacia, “ti cancello con un click,” come fossimo il cannone di un antico videogioco.. Abbiamo il nostro ambasciatore o killer a portata di mouse o telefono, e via click non ci sei più.. se non sei più visibile oggi e se non posso più vedere cosa fai o come dici di farlo sei disintegrato! Non importa se ti incontro per strada, non ti ho più tra i miei contatti. Ecco sei bloccato! Ciao! Adios! Sayonara! un tasto e via si è cancellati, estromessi, senza parlare..
Affidiamo tutto a WhatsUp o Facebook scriviamo lì.. ma quando piangiamo però WhatsUp o facebook non vengono a rincuorarci o asciugarci le lacrime, o a darci consigli reali o a darci una pacca sulla spalla sorridendo, magari come farebbe un amico.
Noi uomini cosiddetti “social” siamo rinchiusi in noi stessi, viviamo nel nostro mondo attraverso emozioni e sapori contraffatti, siamo contrabbandieri di finte emozioni, di finti interessi, e smerciamo ormai solo apparenza che però non ha più alcuna presenza.
Amici e Nemici miei, vivere al meglio la nostra vita è un’altra cosa.
E con questa riflessione vi saluto.
5 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza estrapolata da un documentario svedese.
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