L’ennesimo femminicidio denuncia l’immobilità della società italiana, europea, se vogliamo umanitaria, incapace seppur piena di apparente modernità di offrire soluzioni e risposte adeguate al ripetersi della brutalità di certi uomini, che invece è sempre al passo con qualunque tempo anche se immutata ed ancestrale.
La rivoluzione deve essere femminea, deve essere allenata, culturale.
Le risposte efficaci sono da ricercare nella coltivazione interiore e intellettuale delle giovani donne, fin dagli albori della loro formazione, nelle scuole, nei luoghi comuni di studio e preparazione, così da prepararne i talenti, e dando istruzioni su certe devianze camuffate da sentimenti.
Occorre creare reali palestre emotive, sentimentali e comportamentali che formino nel profondo le giovani anime e menti, elevando il loro stato di essere evoluzione sensibile verso il prossimo, senza che questo sfoci nell’insensato masochismo, sensi di colpa, frustrazione e infine massacro di vite.
Invece questa società ha confuso i social con il sociale, sovraespone le apparenze, gli oggetti e le immagini idealizzate di famiglia e sembianze plastificate insistendo sull’individualità, rendendo tutti luccicosi fuori, ma non illuminati e anzi fragili e oscuri dentro.
Fonda il disagio di molti individui nella loro inadeguatezza, nella loro sommersa solitudine, nel dover coincidere magari con un like di un emoticon che però di umano non ha nulla, che appiattisce, omologa e non lascia invece trasparire il profondo.
Questa umanità moderna cresce l’assassino dentro di sè, è l’uomo della porta accanto ma se ne disinteresssa quotidianamente per poi additarlo come mostro, venuto chissà da dove.
E’ formidabile nel coltivare il malessere in serra, in maniera sociale, sistemica, sempre più crescente, e come uno yo yo prima schiaccia e comprime il disagio di molti verso l’omologazione, e poi li spinge verso le più acute fragilità schiantando molti labili individui in preda alle loro irrisolte devianze più bestiali, proprio contro le donne.
Leave A Reply